diritto penale

“Non succederà mai a me.”
È il primo pensiero. Ed è anche il più pericoloso.

Le truffe affettive non colpiscono chi è “debole”.
Colpiscono chi è umano.
Professionisti, imprenditrici, padri di famiglia, vedove, ragazzi giovanissimi. È un fenomeno trasversale, senza età né ceto sociale.

Il meccanismo è sempre lo stesso: chi truffa crea una relazione emotiva profonda, spesso a distanza, tramite social, app di incontri o semplici chat.
Si infilano nei vuoti affettivi, li riempiono con attenzioni costanti, parole dolci, promesse di futuro. Fino a che la vittima si fida. E allora iniziano le richieste di denaro. Sempre motivate, sempre urgenti, sempre per amore.

Secondo i dati della Polizia Postale, nel solo 2023 sono state denunciate in Italia oltre 1.400 truffe sentimentali. Ma il numero reale è molto più alto: la maggior parte delle vittime non denuncia per vergogna.

La Regione Piemonte ha appena approvato la prima legge italiana dedicata espressamente a questo fenomeno.
Un atto innovativo che:

– riconosce la truffa affettiva come una forma di dipendenza comportamentale,

– prevede sportelli di ascolto psicologico presso le ASL,

– attiva interventi domiciliari e forme di supporto concreto per chi si trova a ricostruire la propria vita,

– consente alla Regione di costituirsi parte civile nei processi penali per ottenere risarcimenti da destinare alle vittime.

Le neuroscienze confermano: l’innamoramento attiva nel cervello dopamina, serotonina e ossitocina, creando legami profondi, anche in assenza di contatto fisico. È per questo che si diventa dipendenti da chi ci fa sentire importanti. Anche se non lo abbiamo mai incontrato. Anche se è un truffatore.

Uscirne non è facile. Serve tempo, sostegno, e la consapevolezza che non c’è nulla di cui vergognarsi.

L’amore è un bisogno, ma non deve mai diventare una trappola.

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