altre materiediritto civile

Dopo il Covid, ecco affacciarsi una nuova emergenza a condizionare la sorte dei contratti commerciali in corso di esecuzione.

Parliamo dell’improvviso rincaro del prezzo dell’energia determinato dalla riduzione delle forniture di gas da parte della Russia, quale ritorsione alle sanzioni applicate da parte della Unione Europea in ragione dell’invasione dell’Ucraina.

Un evento che, come purtroppo è tristemente noto, incide pesantemente non solo sulle finanze dei privati cittadini, ma anche sui costi di gestione delle attività commerciali, industriali e del terziario.

Come sopravvivere e non chiudere i battenti?

Uno strumento giuridico valido potrebbe essere certamente quello della rinegoziazione dei contratti divenuti eccessivamente onerosi per ragioni di natura qualificata come straordinaria ed imprevedibile. 

Cosi, recentissimamente, con ordinanza del 22 giugno 2022, un Tribunale di Arezzo ha affermato che, avendo l’energia elettrica raggiunto dei costi non prevedibili e superiori rispetto alle normali oscillazioni di mercato in ragione della crisi economica e finanziaria, alla quale si è aggiunto il conflitto bellico in atto in Europa”, si è integrata quella ipotesi in cui lo squilibrio sinallagmatico dipende da “abnormi cause di natura economica e finanziaria, di carattere generale o particolare, che incidano sui prezzi stessi in maniera straordinaria e imprevedibile”, oltretutto destinata a perdurare nel tempo ed, anzi, ad aggravarsi con il passare di esso.

Ebbene, in questo scenario economico, secondo la giurisprudenza di merito, deve essere riconosciuta alla parte debole la possibilità di rinegoziare il contenuto del rapporto contrattuale, e che la controparte è tenuta a cooperare nella trattativa, “in base al dovere generale di buona fede e correttezza oggettiva nella fase successiva alla stipula del contratto e quale fonte di integrazione contrattuale” attività alla quale non ci si potrebbe legittimamente sottrarre.

Via libera, dunque, alla rinegoziazione di contratti divenuti eccessivamente onerosi per via della crisi energetica.

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