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La decisione di riconoscere i funerali di Stato sta suscitando diverse polemiche.
Berlusconi continua ad essere un personaggio divisivo, anche dopo la sua morte.
Chi l’ama follemente e chi continua ad odiarlo.
Chi grida allo scandalo e chi invece si trova favorevole.
Ma chi ha ragione?
Vediamo cosa dice la legge.

Anche questa questione, come ogni fatto umano, è infatti disciplinata da una Legge.
Nello specifico, la norma a cui bisogna fare riferimento è una Legge del 1987, la numero 36, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio 1987.
L’art. 1 di questa stessa Legge prevede espressamente che siano a carico dello Stato le spese per i funerali, tra gli altri, del Presidente del Consiglio dei Ministri, anche se il decesso è avvenuto dopo la cessazione in carica.
Tale richiamo basterebbe, ciò solo, a fondare la legittimità della decisione di riconoscere le esequie di Stato a Silvio Berlusconi, ovvero a colui che, con 3339 giorni complessivi, è stato comunque il politico rimasto in carica più a lungo nel ruolo di Presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana.

Per taluni varrebbe anche l’applicazione dell’art. 2 della medesima Legge che, con un atto meramente discrezionale (e non dovuto come per l’ipotesi di cui all’art.1) riconosce al Presidente del Consiglio dei Ministri di assumere a carico dello Stato le spese per i funerali di personalità che abbiano reso particolari servizi alla Patria o che abbiano illustrato la Nazione italiana nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, del lavoro, dell’economia, dello sport e di attività sociali.

Precisato quanto sopra, se non si volesse portare rispetto alla figura istituzionale e alle opere realizzate in vita da Berlusconi (condivisibili o meno che siano), riteniamo comunque di dover rispettare l’uomo e il dolore dei suoi familiari e di chi gli ha voluto bene a cui porgiamo le condoglianze.

Perché questo è il significato più profondo dell’essere umano.

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