A causa del Covid, tanti lavoratori sono stati collocati in Cassa Integrazione e, forse, Tu sei uno di quelli.
Ti sarai magari anche domandato: come mai io sono stato messo in Cassa integrazione e il mio Collega no? Come è avvenuta la scelta di porre proprio me in cassa e non lui?
La domanda è legittima perché esistono dei criteri ben precisi da rispettare nella scelta dei lavoratori da collocare in cassa integrazione, per lo più stabiliti dal Contratto Collettivo Nazionale applicabile.
Cosa succede se il datore di lavoro non rispetta tali criteri? Il lavoratore, quali diritti ha?
Sulla questione si è espressa la Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 20 aprile 2021, n. 10378 la quale ha stabilito che la violazione dei criteri, stabiliti in sede di contrattazione collettiva, per la scelta dei lavoratori da porre in cassa integrazione comporta, per il lavoratore ingiustificatamente sospeso, il diritto al risarcimento del danno, nella misura corrispondente alla differenza tra le retribuzioni spettanti nel periodo di ingiustificata sospensione del rapporto ed il trattamento di cassa integrazione corrisposto nello stesso periodo.
Tale diritto si prescrive in dieci anni.