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Una recente sentenza della Cassazione ha delineato un nuovo approccio riguardo all’assegno divorzile, affermando che anche una scelta implicita di dedicarsi prevalentemente alla famiglia può portare all’assegnazione dell’assegno, a meno che non si dimostri il contrario.

Questa decisione, contenuta nell’ordinanza 4328 del 19 febbraio 2024, rappresenta un cambiamento nel modo in cui viene valutata l’assegnazione dell’assegno di divorzio.

Nel 2018 la Cassazione aveva sottolineato l’importanza di valutare le condizioni economiche dei coniugi e il contributo alla vita familiare nella determinazione dell’assegno, che non è solo assistenziale ma anche compensativo e paritetico, in linea con il principio di solidarietà costituzionale.

Nel 2019, ha successivamente chiarito che il principio di autoresponsabilità deve essere considerato lungo l’intero arco della relazione, non solo alla fine del matrimonio. Quando la coppia si separa, entrambi i partner devono essere in grado di sostentarsi economicamente, tenendo conto di tutto il percorso della vita familiare per determinare l’assegno divorzile.

In breve, la Cassazione ha dunque stabilito che:

– Un assegno divorzile può essere concesso anche in presenza di una scelta tacita di dedicarsi alla famiglia, a meno che non sia dimostrato il contrario.
– La valutazione per l’assegno divorzile deve considerare l’intera storia della vita familiare e il contributo di ciascun coniuge.
– Entrambe le parti in una controversia legale devono dimostrare i fatti alla base delle loro richieste, e la mancanza di documentazione può comportare una penalizzazione per entrambe.

Queste decisioni della Cassazione sono importanti perché forniscono linee guida chiare su come vengono considerate le richieste di assegno divorzile.

Per ulteriori dettagli o un parere legale specifico, è comunque sempre consigliabile consultare un avvocato non costituendo questo articolo un parere.

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