diritto penalediritto societario

La crisi e poi la richiesta di fallimento, magari in proprio.

Tuttavia, anche la richiesta di fallimento in proprio, non è sufficiente a mettere l’imprenditore al riparo da eventuali azioni penali nei suoi confronti.

All’imprenditore, tra gli altri reati, potrebbe essere infatti contestato quello fiscale, di omesso pagamento di tasse dovute allo Stato.

L’imprenditore si potrebbe difendere sostenendo di aver utilizzato la liquidità per pagare gli stipendi dei propri dipendenti e collaboratori ritenendo, in questo modo, di non aver commesso alcun illecito, tanto meno penale.

Sono tanti i giudici di merito a rimanere indifferenti rispetto a tali asserzioni, ritenendo addirittura superflua un’istruttoria volta ad accertarne la fondatezza, decisi a concludere il processo con una sentenza penale di condanna.

Non la recentissima sentenza della Cassazione penale (Sez. 3, n. 6737/2018) che ha affermato come:”l’imprenditore che ometta di versare allo Stato tasse ed imposte allo scopo di pagare correttamente i propri dipendenti non può essere considerato un criminale”. Dovrà pertanto esser necessario indagare sull’elemento soggettivo che ha sorretto l’azione dell’imprenditore e solo successivamente valutare se la sua condotta dovrà essere o meno sanzionata penalmente.

Un’importantissima sentenza che si potrà sicuramente citare in molte altri processi simili, pendenti davanti ai Tribunali o alle Corti d’Appello di tutta Italia.

Una speranza in più per gli imprenditori che hanno ritenuto di adempiere ad un obbligo morale, oltre che contrattuale, nei confronti dei propri dipendenti.

 

 

3 Comments

  1. La Commissione tributaria regionale accoglieva parzialmente l’appello, considerando fondata l’impugnazione relativa alla prima annualità in virtù degli esiti di un parallelo penale per truffa che aveva attestato l’insussistenza dell’entrata reddituale in discussione; e ritenendo invece incensurabile l’accertamento dell’irregolarità fiscale per il 2007. La decisione era impugnata per cassazione denunciandone la nullità «per vizio motivazionale radicale». SOLUZIONE La Cassazione accoglie la doglianza, rilevando che la motivazione della sentenza di merito ha affrontato le questioni poste dal ricorrente «assertivamente ed apoditticamente». Con ciò, la commissione regionale ha emesso una decisione che «rientra paradigmaticamente nelle gravi anomalie argomentative» che – anche nell’attuale configurazione dei motivi di cassazione e in particolare dell’art.

  2. Ritiene la Cassazione che il motivo sia infondato in quanto la valutazione dello stesso comporterebbe una valutazione in fatto, preclusa al giudice di legittimità, sia in quanto la proporzionalità della sanzione e la gravità della condotta addebitata erano già state valutate dalla Corte di appello con  motivazione sul punto  congrua e logicamente coerente. Analogamente la Cassazione ritiene infondato il secondo motivo di ricorso con cui il ricorrente ha allegato la nullità del procedimento per totale mancanza di istruttoria ed in particolare quella diretta ad accertare la condizione psicofisica del lavoratore a seguito delle denunziate condotte vessatorie da parte dell’azienda. Anche qui, la Cassazione ritiene che «la valutazione circa l’ammissibilità delle prove articolate dalle parti rientra nei poteri del Giudice di merito che ha, con motivazione congrua e logicamente coerente, motivato in ordine alla loro irrilevanza». Con l’ultimo motivo, altrettanto respinto dalla Cassazione perchè ritenuto inammissibile, il lavoratore allega l’omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti e concernente le condizioni di salute del ricorrente.

  3. Boldrini (non sono un suo fan) e Mattarella hanno rinunciato a una parte del loro stipendio: gli italiani risparmiano. I 5 stelle incassano tutto lo stipendio e ne girano una parte (chi più chi meno) ad un conto per finanziare le piccole medie imprese: gli italiani non risparmiano e le piccole imprese ci guadagnano. I parlamentari del PD e degli altri partiti girano (chi più e chi meno) una parte del loro stipendio al partito: gli italiani non risparmiano ma il partito si finanzia per le campagne elettorali e per pagare i dipendenti. E chi finanzia il partito dei 5 stelle ? Ma la pubblicità legata all”uso smodato della rete! Non importa di cosa si parla, basta che se ne parli e che si condivida! 10 milioni di click rendono un sacco di euro (a Caseleggio e a Grillo) e non mi pare ci sia trasparenza su questo.

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