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La decisione del Tribunale di Chieti arriva dopo un altro verdetto avverso al social network, ossia la decisione di inizio dicembre del tribunale civile di Roma di accogliere il ricorso di Casapound e ordinare a Facebook di ripristinare la pagina del movimento politico che era stata rimossa.

Secondo la tesi difensiva, Facebook agirebbe «nel preordinato disegno di violare libertà e diritti fondamentali in pregiudizio di una parte politica e a vantaggio di un’altra».

Il caso?

In occasione del suo compleanno, Correggiari, già esponente di Forza Nuova, aveva postato una foto della bandiera di combattimento della Rsi.

Per Facebook si trattava di violazione degli standard della Community e, per tale ragione, eliminava il post e sospendeva per quattro mesi l’account dell’utente.

Pronta è la reazione di Correggiari che immediatamente si rivolge alla giustizia ordinaria che gli dà ragione.

La motivazione?

Pur non mostrando nostalgia del Ventennio fascista, anzi, il Giudice ha ricordato, «sul piano squisitamente giuridico (e in tale limitato ambito), come Mussolini sia stato Capo di governo dello Stato italiano e come tale riconosciuto nella comunità giuridica internazionale e, fatto storico, non è stato oggetto, come persona fisica, di alcuna sentenza di condanna per attività illecite, le sue condotte non sono state ritenute difformi dal diritto internazionale dell’epoca».

Insomma, Correggiari, avrebbe solo esercitato il «diritto costituzionale fondamentale di libertà di manifestazione del pensiero» e tra l’altro l’avrebbe fatto «in modalità improntate a continenza e insuscettive di limitazione».

Il chè giustifica una condanna a carico di Facebook a pagare in favore dell’utente un risarcimento del danno di € 15.000, oltre al rimborso delle spese legali sostenute dal ricorrente, pari ad € 8.000.


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